La collezione invernale AMC raccontata con le parole del suo direttore creativo

 

“Etimologicamente, la prima definizione di Version è quella di tradurre un testo da una lingua all’altra. È anche l’adattamento dei dialoghi di un film in una lingua diversa attraverso il doppiaggio. Oltre al significato originale, questa nuova versione del mio marchio rappresenta il dialogo tra la mia cultura italiana e l’artigianato giapponese.
La profonda stima per la cultura e il design giapponese e l’utilizzo di tessuti giapponesi nel mio lavoro sono sempre stati una costante, e ora diventano parte integrante di questo nuovo capitolo.
Esplorando la contaminazione tra sartoria e streetwear e celebrando la manifattura e i tessuti giapponesi con un debutto speciale a Pitti Uomo a Firenze.

Con l’attore giapponese Kazuya Tanabe ho voluto rendere omaggio a questa nuova collaborazione, girando la campagna a Tokyo.
Ho trovato interessante l’idea del “reportage” attraverso immagini scattate in una città sospesa, vuota, lontana dalla folla. Un uomo che cammina al mattino presto, alle prime luci dell’alba, prima che il mondo si svegli.
Come nelle mie precedenti collezioni, non c’è una rottura legata alle tendenze stagionali. Ho piuttosto un approccio senza tempo, in cui le collezioni sono unite da un filo conduttore e da una visione coerente. L’obiettivo è concepire, creare e proporre capi che siano archetipi moderni per una nuova generazione di consumatori.
La fluidità, elemento sensuale del mondo street, trova il suo alter ego nei tessuti pregiati utilizzati per le giacche lavate a 3 bottoni dalla vestibilità rilassata e allungata, così come per i pantaloni, ampi, con 2 pieghe, dalla silhouette sinuosa e sensuale. Camicie lavate ampie con collo a taglio vivo, in leggerissimo voile di cotone e tessuti dalle mani setose, indossate su canottiere in stile militare. Tessuti e capi lavati per dare sensualità e la sensazione che ci siano sempre appartenuti.

Questa collezione è la mia visione della sartoria per chi crede che l’eleganza si esprima attraverso l’espressione di sé e l’equilibrio tra forme, materiali ed elementi contrastanti. Il mondo cambia e si evolve grazie alla contaminazione tra culture diverse, che si avvicinano, flirtano e si combinano per creare qualcosa di nuovo.
Ispirato costantemente dalla musica, dagli artisti e dai movimenti degli anni ’90, l’abito sartoriale è stato indossato come atto ribelle e anti-establishment. Credo che anche oggi sia arrivato il momento per la sartoria di affrontare un vero cambiamento. E questo non può che partire dalle fondamenta e dalla riscrittura dei codici dell’eleganza. Non uno stravolgimento del proprio essere, ma un’inclusività che ne modifichi il DNA e lo porti nel futuro con un codice genetico completamente nuovo.

Un guardaroba maschile indossato da uomini, donne, di qualsiasi sesso e corporatura. Una comunità di persone appassionate che condividono gli stessi valori e la stessa libertà di espressione. Il mio obiettivo è liberare la sartoria dal suo retaggio di rigore, austerità e rigidità, senza tradirne i contenuti. Voglio esprimere un’eleganza senza genere e senza barriere, dove il corpo e la personalità di ognuno di noi sono l’ago della bilancia, l’elemento chiave senza il quale l’intero sistema non ha ragione di esistere. Una visione che pone l’uomo al centro”.