Retrospettiva Sanremo: Dal mandato britannico ad Annalisa, Dai Balilla agli Hashtag, Tra Nostalgia e Looks

di CARLA MONTEFORTE

Prima punutata

Partita la fanfara dei Carabinieri, per un attimo ho temuto sfilassero Balilla e piccole italiane con Mr Rain. Fortuna che abbiamo solo il fascismo! Pure il momento Povia sarebbe stato troppo.

La nostra vita non sarà mai più la stessa, ci ha illusi Mengoni. Invece è tutto tristemente identico (traduci nostalgico) tranne noi invecchiati, in 5 anni, di 100.
Come quando ti ostini ad andare allo stesso veglione e scopri che è diventato l’hotel dove ballavano gli amici dei tuoi genitori, solo che l’amica dei tuoi genitori ormai sei tu ed i loro figli hanno fatto lo sviluppo e non riconosci nessuno. Passi tutta la sera a scervellarti “chi cazzo sono questi che mi hanno detto signora?” e la Bertè, unica lucida, ti fa: “La Sad”.

Sotto l’Impero Amedeo I: pandemie, invasioni, esodi, canzoni di Diodato. Ci sarebbe da evocare le piaghe d’Egitto ma di persecuzioni, quest’anno, meglio non parlare nella città della Conferenza di Sanremo dove i quattro vincitori non sognavano di sbarcare su Tik Tok in sala stampa, ma in Palestina per creare lo Stato di Israele su mandato Britannico.
Era il 1920, la prima guerra mondiale era finita, e proprio nella città dei fiori le potenze alleate iniziarono a tracciare i confini con linee immaginarie e blablabla.
Sì, dai, basta parlare di ospedali bombardati per un pezzo di terra proprio mentre Giovanna vigila l’insediamento occupato dal marito!
Tanto ha detto tutto Dargen e possiamo tornare a preoccuparci di calamità prioritarie come il pezzo di Annalisa.

Il Festival di Amedeo Umberto Rita Sebastiani in Civitillo nasce con un’epidemia, più che una semana santa é una semana di quarantena: superata la malattia, il brutto sono sempre gli strascichi.

E già io non mi sento taaaanto bene…

MARCO MENGONI

VERSACE
VERSACE
FENDI
VALENTINO
VALENTINO

GALI

LOEWE
MAISON MARGIELA

MAHMOOD

PRADA
RICK OWENS

DARGEN D’AMICO

MOSCHINO
MOSCHINO

ROSE VILLAIN

MARNI
GCDS

ANNALISA

DOLCE & GABBANA
DOLCE & GABBANA

DIODATO

ZEGNA
ZEGNA

LOREDANA BERTE’

VALENTINO
VALENTINO

ANGELINA MANGO

ETRO
ETRO

BIG MAMA

LORENZO SEGHEZZI
LORENZO SEGHEZZI

EMMA MARRONE

MARC JACOBS
MUGLER

Seconda punutata

SANREMO, NON SI UCCIDONO COSÌ ANCHE I CAVALLI?

Dopo due puntate ho ripensato a un film di Sidney Pollack in cui poveri disgraziati partecipano ad una maratona di ballo no-stop nella speranza di aggiudicarsi un premio in denaro durante la Grande Depressione. Apparentemente una festa, in realtà un massacro: uno spettacolo costruito sulla disperazione di gente affamata dalla crisi economica.
Un po’ come Sanremo, solo che i disgraziati siamo noi da casa.
Sul finale la protagonista, una stratosferica Jane Fonda, domanda al partner di graziarla e spararle. (Come si presume abbia atto John Travolta, ieri notte)

“Non si uccidono così anche i cavalli?” è quello che ci siamo domandati noi alla quinta ora di nulla, mentre morti di sonno assistevamo al ballo del qua qua durante il periodo storico più complesso e drammatico della storia contemporanea, quasi totalmente ignorato.
Non solo in palinsesto, ma soprattutto dall’arte.

Il capolavoro di Pollack è metafora della vita e del suo tempo: racconta la crisi economica degli anni Trenta ma uscì nel ‘69 mentre il sogno americano si infrangeva nuovamente assieme alla società spaccata da mutazioni dovute soprattutto ai nuovi media e alle guerre. Quel periodo produsse movimenti giovanili e proteste che ebbero un’impatto fortissimo su letteratura, cinema e musica.
Perché l’arte è il prodotto di un frontale tra illusione e realtà.

Sanremo invece è metafora di chi siamo noi.

Avevo deciso di non scriverne più perché mi distrae e soprattutto non volevo essere io stessa complice della distrazione di massa quando c’è altro che necessiterebbe tutte le attenzioni e le voci possibili.
Tuttavia il festival racconta troppo della società e dell’Italia in cui viviamo. O, meglio, della nostra rappresentazione.

Racconta di una musica che non narra del presente, svuotata da ognuna delle emozioni che dovrebbe travolgere chi scrive durante un processo creativo che è la sintesi tra il mondo che ci circonda e il mondo interiore.

Di uno spettacolo così distaccato dall’attualità – tranne quando c’è da mercificare l’altrui dolore – che richiama quelle maratone di ballo sadiche che si alimentano solo di desolazione.
La nostra.

GIORGIA

DIOR
DIOR
DIOR
DIOR

EMMA MARRONE

MARC JACOBS
MUGLER

ALESSANDRA AMOROSO

MÔNOT
ROBERTO CAVALLI

CLARA

ARMANI PRIVE'
GIUSEPPE DI MORABITO

MR RAIN

FENDI
FENDI

SANGIOVANNI

GCDS
GCDS

RICCHI E POVERI

VIVETTA
OSÉREE