Lo zen, il medium, tutto l’oro del mondo nel simbolismo di James Lee Byars

JAMES LEE BYARS, THE DIAMOND FLOOR, 1995. VEDUTA DELL’INSTALLAZIONE, PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO, 2023 THE ESTATE OF JAMES LEE BYARS E MICHAEL WERNER GALLERY, NEW YORK, LONDRA E BERLINO. COURTESY PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO. FOTO AGOSTINO OSIO
JAMES LEE BYARS, THE DIAMOND FLOOR, 1995. VEDUTA DELL’INSTALLAZIONE, PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO, 2023 THE ESTATE OF JAMES LEE BYARS E MICHAEL WERNER GALLERY, NEW YORK, LONDRA E BERLINO. COURTESY PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO. FOTO AGOSTINO OSIO

Words GIANMARCO GRONCHI

 

Durante il corso del Novecento e anche in anni recenti, molti sono stati gli artisti contemporanea conquistati dallo splendore dell’oro. Questo materiale è stato ampiamente usato nelle opere d’arte contemporanea con intenti vari. A volte ha sottolineato la purezza e la spiritualità della ricerca artistica. Nel caso di artisti celebri come Gustav Klimt, l’oro ha sintetizzato la fusione tra arti figurative e artigianato, secondo i principi della Secessione viennese. Altre volte, come nel caso di Maurizio Cattelan e del suo water placcato d’oro, l’uso di questo materiale sintetizzava un intento esplicitamente ironico. La mostra dedicata a James Lee Byars, visibile fino al 28 febbraio 2024 presso l’HangarBicocca di Milano, rappresenta un’occasione unica per esplorare l’uso dell’oro nell’arte contemporanea. Nato a Detroit nel 1932 e scomparso al Cairo nel 1997, Byars è considerato una figura significativa dell’arte del secolo scorso, nonostante se i suoi connazionali statunitensi si sono accorti du lui solo dopo la sua scomparsa. La retrospettiva, la prima in Italia dopo la morte dell’artista, offre una visione approfondita della sua eclettica ricerca. L’artista statunitense ha infatti dato vita a un notevole corpus di opere utilizzando una vasta gamma di materiali, tra cui foglia d’oro e cristallo, marmo, velluto, seta, carta, film, dipinti a inchiostro, corrispondenza e oggetti baroccheggianti. L’uso dell’oro, in particolare, emerge in opere come “The Golden Tower”, una maestosa torre alta 21,25 metri, interamente ricoperta di foglia d’oro. Byars, affascinato dalla cultura giapponese e con una formazione che spazia dall’arte alla psicologia, dall’astronomia alla filosofia, ha trascorso quasi dieci anni a Kyoto. Questa esperienza ha influenzato profondamente la sua pratica artistica, portando l’artista a integrare elementi del teatro Nô e del buddismo Zen nelle sue opere. La retrospettiva offre un’opportunità di esplorare la dimensione mistico-estetica delle opere di Byars, dove l’oro diventa non solo un materiale prezioso ma anche un veicolo simbolico per esplorare concetti come perfezione, ciclicità e spiritualità. “The Golden Tower”, in particolare, è stata inizialmente concepita per spazi pubblici con un’altezza di oltre 300 metri. Realizzata nel 1990, dopo la morte di Byars, ha trovato una nuova dimora a Venezia nel 2017, in Campo San Vito sul Canal Grande, incarnando il desiderio dell’artista di avvicinare cielo e terra, materiale e spirituale attraverso questa scultura dorata. Attraverso l’uso dell’oro, James Lee Byars ha trasformato non solo i materiali ma anche la percezione dell’arte contemporanea. La sua stravaganza e la misteriosa intimità con cui accompagnava il suo lavoro lo rendono un artista “troppo prezioso” per alcuni e “troppo imperscrutabile” per altri. La mostra offre un’immersione profonda nell’universo dorato di Byars, dove l’oro diventa un linguaggio attraverso il quale esplorare le grandi domande filosofiche, la morte, l’eternità e la perfezione.

JAMES LEE BYARS, VEDUTA DELLA MOSTRA, PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO, 2023. PRIMO PIANO: THE DOOR OF INNOCENCE, 1986-89. SECONDO PIANO: THE FIGURE OF QUESTION IS IN THE ROOM, 1986 TOYOTA MUNICIPAL MUSEUM OF ART. COURTESY PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO. FOTO AGOSTINO OSIO
JAMES LEE BYARS, VEDUTA DELLA MOSTRA, PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO, 2023. PRIMO PIANO: THE DOOR OF INNOCENCE, 1986-89. SECONDO PIANO: THE FIGURE OF QUESTION IS IN THE ROOM, 1986 TOYOTA MUNICIPAL MUSEUM OF ART. COURTESY PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO. FOTO AGOSTINO OSIO
JAMES LEE BYARS. THE GOLDEN TOWER, 1990. VEDUTA DELL’INSTALLAZIONE, PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO, 2023. THE ESTATE OF JAMES LEE BYARS E MICHAEL WERNER GALLERY, NEW YORK, LONDRA E BERLINO. COURTESY PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO. FOTO AGOSTINO OSIO
JAMES LEE BYARS. THE GOLDEN TOWER, 1990. VEDUTA DELL’INSTALLAZIONE, PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO, 2023. THE ESTATE OF JAMES LEE BYARS E MICHAEL WERNER GALLERY, NEW YORK, LONDRA E BERLINO. COURTESY PIRELLI HANGARBICOCCA, MILANO. FOTO AGOSTINO OSIO

“NELL’OPERA DI PLATONE SI TROVA UNA SUBLIME DEFINIZIONE MATEMATICA DELLA BELLEZZA DI UNA SFERA, SU CUI TUTTI I PUNTI SONO EQUIDISTANTI. LA SUPERFICIE È LISCIA E LEVIGATA. PLATONE LA ELEVA A UNA DELLE MASSIME ESPRESSIONI DELLA BELLEZZA, PER POI ADDENTRARSI NEL CONCETTO DI COSMOLOGIA DELLA TERRA E DELL’INTERPRETAZIONE RELIGIOSA. SONO PARTICOLARMENTE ATTRATTO DA QUESTE CONCEZIONI DELLA BELLEZZA.”
JAMES LEE BYARS

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